Roma, 14 feb. - "Quanto accaduto in Senato è sia inaspettato sia sconcertante. Purtroppo molto spesso lo Stato alle parole non fa seguire i fatti e nei momenti che contano, quando bisogna prendere decisioni importanti. Senza voler scadere nella retorica, sento il dovere di affermare che molti medici è come se fossero morti due volte: la prima per la malattia, la seconda per essere dimenticati dal proprio Paese". Il presidente dell'Ordine dei medici di Roma e provincia, Antonio Magi, non nasconde la sua grande amarezza e delusione per quanto accaduto nell'aula di Palazzo Madama, dove è saltato l'emendamento al decreto Ristori che avrebbe dato un indennizzo ai familiari dei medici morti a causa del Covid-19.

Il presidente dell'Omceo Roma aggiunge che "si tratta di una situazione veramente paradossale. Abbiamo 369 colleghi, la maggior parte dei quali è deceduta nella prima fase della pandemia, quando andavano a curare i pazienti privi di qualsiasi protezione perché lo Stato non riusciva a fornirle. Nonostante questo, i medici hanno curato le persone, andando incontro consapevolmente a qualcosa che non si conosceva, senza avere la minima idea di come sarebbe andata a finire, poichè il Covid-19 era un nemico misterioso, invisibile e, lo abbiamo visto, estremamente aggressivo".

Magi prosegue: "Ritengo quindi più che doveroso che lo Stato dia un riconoscimento economico ai familiari dei medici deceduti, molto spesso purtroppo l'unica loro fonte di sostentamento.

Tirandosi indietro e voltandosi dall'altra parte, le istituzioni rischiano davvero di perdere l'occasione di dimostrare la propria riconoscenza a chi nel periodo peggiore è stato unanimemente definito 'eroe'. È davvero brutto vedere come in poco tempo i medici siano passati da figure meritevoli di applausi, di continue e giuste dichiarazioni di ringraziamento a una sorta di oblio della loro opera e sacrificio".

Il presidente dell'Ordine dei medici di Roma e provincia ricorda però che "questo si verifica anche per quanto riguarda il Pnrr: ci sono soldi, ad esempio, per chi deve costruire case della comunità, per quanti devono vendere attrezzature diagnostiche o di telemedicina ma per il personale non c'è nulla. La pandemia sembra non aver insegnato nulla. C'è la po' percezione diffusa di una politica errata, una politica che non vede prima ciò che bisogna preparare per il dopo, per prevedere e programmare al meglio. Uno Stato che non programma è uno Stato che poi manda allo sbaraglio i propri uomini. Come i medici che sono andati a sbattere contro il virus e in molti ci hanno rimesso la vita".

Magi sottolinea poi che "purtroppo questo accade spesso in Italia, non solo nel caso della pandemia. Vengono in mente altre situazioni nelle quali hanno perso la vita servitori dello Stato: ad esempio, ai caduti di Nassirya o agli uomini e alle donne delle scorte. Nel momento in cui in cui bisognava dare un segnale forte e concreto, nessuno si è ricordato di loro e del loro sacrificio. A parte il conforto, a parte le cerimonie, a parte le pacche sulle spalle, dopo non è accaduto nulla e per chi è rimasto, i familiari delle vittime non hanno mai potuto fare affidamento su alcun tipo di supporto".

Magi precisa che "spendiamo e buttiamo via molti soldi per tante cose che poi si rivelano discutibili. L'ultima è quella relativa all'ecobonus: c'è gente che ha truffato lo Stato per miliardi di euro e che non ha avuto alcun tipo di controllo. Poi, nel momento in cui ci troviamo a dover dare un ristoro alle famiglie di quanti hanno perso la vita per gli altri, i soldi non ci sono. Lo Stato non può davvero perdere l'occasione per dare una dimostrazione di essere vicino alle persone che lo servono".

Il numero uno dell'Omceo Roma dichiara, infine, che "domenica prossima, 20 febbraio, come presidente dell'Ordine parteciperò alla giornata degli operatori sanitari e alla cerimonia che ricorderà tutti coloro che hanno dato la propria vita per la salute di ognuno di noi. Guarderò negli occhi i politici presenti, per ascoltare quello che diranno dopo quanto accaduto in Senato. Voglio guardarli negli occhi".

(Fde/ Dire)