In merito allo sfortunato e tragico esito del trapianto cardiaco effettuato presso l'ospedale S. Camillo della Capitale, il presidente dell'Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO), Giuseppe Lavra, chiede grande cautela e senso di responsabilità a chi interviene sulla dolorosa vicenda, sia per riportare i fatti sia per commentarli e giudicarli. Ciò per non alimentare un generalizzato e ingiustificato discredito sulla professione medica, dannoso prima di tutto per la collettività e per l’indispensabile rapporto di fiducia con i pazienti. Per Lavra, infatti, “Certe affermazioni sono in palese contrasto con il sapere scientifico attuale”.
“Desta preoccupazione – avverte il presidente dei camici bianchi capitolini – affermare, ad esempio, che non si può morire a seguito di un trapianto di cuore, poiché sappiamo che la mortalità peri-operatoria, cioè entro 30 giorni, è del 10%. Questo tipo di affermazioni incrementano la sfiducia dei cittadini verso i servizi sanitari. Inoltre e al contempo, accentuano il sentimento di abbandono e di paura che attualmente vivono medici nell'esercizio dei propri compiti, sentimento responsabile della cosiddetta, e inutilmente costosa, medicina difensiva. Come Ordine, posto a tutela sia dei cittadini sia della professione medica, non possiamo non chiederci – conclude Lavra - quale possa essere ora lo stato d'animo dei circa mille cardiochirurghi italiani che quotidianamente entrano in camera operatoria per salvare la vita delle persone assistite”.