L'attuale Consiglio Direttivo dell'OMCeO Roma ha scelto di creare una serie di Commissioni per approfondire tematiche specifiche avvalendosi di esperti. La suddetta struttura avrà durata quadriennale e rimarrà attiva fino alla scadenza del mandato dell'attuale consiliatura.
Finalità/Obiettivi
Alcol e giovani: tra gli 11 e i 25 anni, 1 milione e 370 mila sono consumatori a rischio in Italia (il 18,6% dei maschi e il 12,8% delle femmine); tra questi 620.000 sono minorenni (11-17 anni), il 16,5% dei maschi e il 14,2% delle femmine. Tutti i consumatori a rischio eccedono su base quotidiana e 786.000 non si limitano ad eccedere su base quotidiana ma bevono per ubriacarsi (binge drinker) 11-25enni, e tra questi 83.000 minori. Il binge drinking ha interessato l’11,4 % dei maschi e il 6,4 % delle femmine.
Questi dati presentati il 19 aprile nel corso dell’Alcohol Prevention Day dall’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità sollecitano l’attivazione di iniziative di informazione, sensibilizzazione, prevenzione, sia universale che selettiva, da rivolgere tanto ai giovani quanto agli adulti competenti e alle istituzioni che hanno come mandato e vocazione di salute pubblica la tutela della salute.
L’Ordine dei Medici di Roma ha inteso fornire immediata risposta attraverso le competenze specifiche dell’organizzazione di professionisti della salute con il più elevato numero di iscritti in Europa al fine di contribuire con una Commissione per la prevenzione dei danni causati dall'alcol nei giovani, approvata dal Consiglio dell’Ordine, il cui gruppo di lavoro coordinato dal Prof. Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di sanità, analizzerà le problematiche salienti e prioritarie per l’identificazione delle misure adottabili al fine di intervenire nei contesti scolastici e di aggregazione giovanili con buone pratiche di prevenzione e promozione della salute, contrastare la disinformazione diffusa dai media e attraverso i social su implausibili proprietà salutistiche delle bevande alcoliche e miti da sfatare che propongono il bere ai giovani attraverso il marketing e la normalizzazione sociale e familiare il cui gap principale è, come richiamato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la mancanza di health literacy specifica con inadeguata consapevolezza dell’impatto dell’alcol in particolare sui giovani e sui minori. L’identificazione precoce e l’intervento breve sono strumenti di provata efficacia da valorizzare e rendere quanto più possibile integrati nella pratica clinica dell’assistenza primaria previa formazione da rendere quanto più possibile diffusa insieme a protocolli specifici che possano consentire di intercettare in una rete curante e di prevenzione il 10 % dei 35.307 ricorsi ai PS richiesto da minorenni, maschi il 7,5 %, più del doppio le minori (17,3 %).
È evidenza certificata dai flussi sui ricoveri ospedalieri del Ministero della Salute che solo 3.777 degli 83.000 binge drinkers al di sotto dell’età minima legale di 18 anni si rivolgono a competenze mediche (intercettato quindi solo il 4,5 %). Il 72 % degli accessi ai PS esita a domicilio dopo trattamento della fase acuta in assenza di protocolli d’invio per valutazioni di merito.
Rispetto alle frequenze degli anni precedenti si osserva per i giovani consumatori a rischio una tendenza alla diminuzione ma ben lontana, per i minori, dal valore atteso di zero alcol.
Fino ai 18-21 anni l'etanolo è scarsamente metabolizzato e interferisce con il normale sviluppo cerebrale, in evoluzione tra i 12 e i 25 anni di età. L'uso di bevande alcoliche durante l'adolescenza rischia di interferire nella maturazione dello sviluppo cerebrale, impedendo la rimodellazione (pruning) della capacità cognitiva cristallizzandola irreversibilmente alla fase emotiva e impulsiva, incontrollata, adolescenziale che permane in un soggetto adulto che dovrebbe avere maturato con lo sviluppo della corteccia prefrontale la capacità cognitiva razionale “sapiens”, più controllata, più capace di valutare il rischio.
Evidenti sono le criticità legate al rispetto della legalità e delle norme che sottraggono l’alcol ai minorenni, per la nota incapacità di metabolizzazione dell’alcol e per i quali la Legge 189 dell’anno 2012 impone In Italia il divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche. L’evidenza che, nel 2021, 620.000 minori, hanno bevuto alcolici e sono consumatori a rischio che avrebbero richiesto e richiedono un’identificazione ormai tardiva e un intervento, che ancora manca, di counseling motivazionale, rivolto all’incremento della consapevolezza del rischio e dei danni causati dall’alcol, sollecita un intervento basato sull’efficacia attraverso responsabilità che l’OMS attribuisce in via esclusiva al settore di Salute Pubblica e modalità che sono incompatibili per tutti i giovani con il concetto erroneo del “bere responsabile”, di verificata inefficacia e inadeguato all’età e al livello di sviluppo evolutivo che richiede cautela almeno sino alla completa maturazione cerebrale verificabile intorno ai 25 anni.
Il bere responsabile dei minori coincide con il concetto “alcohol free” dell’OMS e la linea guida per una sana alimentazione degli italiani del CREA zero alcol al di sotto dei 18 anni, obiettivo da raggiungere anche alla luce delle strategie europee e globali in corso e della Risoluzione del Parlamento Europeo rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro – Verso una strategia globale e coordinata (2020/2267(INI) che richiede, oltre ad una strategia volta ad azzerare il consumo di alcol per i minori, anche misure rivolte al raggiungimento dell'obiettivo OMS e della Commissione EU di ridurre di almeno il 10 % il consumo dannoso di alcol entro il 2025, incoraggiando il rispetto e il rafforzamento delle normative nazionali vigenti sui limiti di età per il consumo di alcol.
Oltre ai minori, nei fatti, anche i giovani maggiorenni richiedono un intervento, pur differenziato per modalità e articolazione, come stabilito dal Libro Bianco sull’Alcol del Ministero della Salute “"Informare, educare, curare: verso un modello partecipativo ed integrato dell'alcologia italiana".
È indispensabile rivolgere attività di prevenzione differenziate i 18-20enni tra i quali il 72,3% dei maschi e il 62,2% delle femmine consuma bevande alcoliche, 300.000 secondo modalità a rischio, 279.000 si ubriacano. Il problema alcol riguarda anche i giovani tra i 21 e i 25 anni; oltre i ventuno anni le quantità di alcol da non superare giornalmente per non incorrere in rischi per la salute coincidono con quelle della popolazione adulta (2 UA per gli uomini e 1 UA per le donne) livelli superati quotidianamente da circa 450.000 giovani che sono consumatori a rischio, il 19,9% dei maschi e il 10,9% delle femmine, con 424.000 giovani che si ubriacano.
La Commissione dell’Ordine dei Medici per la prevenzione dei danni causati dall'alcol nei giovani avrà come capisaldi l’identificazione e realizzazione di materiali e standard da utilizzare per informazione, comunicazione , prevenzione di genere e per classi di età e, non ultimo, di formazione per i medici (IPIB, Identificazione Precoce ed Intervento Breve così come definito da anni per il SSN dall’Istituto Superiore di Sanità) con iniziative collaborative nei contesti e con le opportune collaborazioni che si giudicherà opportuno coinvolgere per le quali l'OM di Roma può offrire la sua competenza anche attraverso survey dedicate e iniziative culturali che posano avvantaggiarsi della dimensione dei social e dei media.
La Risoluzione del Parlamento europeo, con valenza e implicazioni di adempimento richiesto ben diverso da quella di principio delle strategie WHO, esige e richiede anche contributi del settore sanitario in grado di orientare una strategia più ampia, coordinata con i settori extra-sanitari ma influenti nella prevenzione, in conformità a quanto condiviso in una cornice legale che testualmente incoraggia a promuovere azioni tese a ridurre e prevenire i danni provocati dall’alcol nel quadro della revisione della strategia europea sull’alcol, ivi compresa una strategia europea volta ad azzerare il consumo di alcol per i minori” rafforzando il rispetto dei limiti di età per il consumo di alcol. Inoltre, la Risoluzione sostiene la necessità di offrire ai consumatori informazioni appropriate e l’adozione di azioni specifiche contro il consumo eccessivo e pericoloso di alcol” ritenendo importante “tutelare i minori dall’esposizione alla comunicazione commerciale sul consumo di alcol, nonché dall’inserimento di prodotti e sponsorizzazioni di marchi di prodotti alcolici, anche in ambiente digitale, dal momento che la pubblicità non dovrebbe rivolgersi espressamente ai minori e non dovrebbe incoraggiare il consumo di alcol". Infine, invita a “proibire la pubblicità e la sponsorizzazione di bevande alcoliche in occasione degli eventi sportivi qualora a tali eventi partecipino principalmente i minori”; chiede di sostenere e applicare la legislazione volta a tutelare i minori e altre popolazioni vulnerabili dalle comunicazioni commerciali delle bevande alcoliche invitando a “stanziare fondi pubblici a favore di campagne di sensibilizzazione a livello nazionale ed europeo”.
Il Libro Bianco sull’Alcol del Ministero della Salute ha indicato le evidenze scientifiche che supportano fortemente l’implementazione diffusa di programmi di screening e intervento breve (SBI) nelle scuole primarie strutture sanitarie (PHC). L’OMS a cura di quanti hanno mandato e vocazione sanitaria e di prevenzione escludendo rigorosamente programmi sul “bere responsabile” o sulla storia o la cultura del bere privi di qualunque efficacia e solitamente oggetto di promozione di interessi distanti da quelli di tutela della salute su minori la cui capacità critica non è ancora tale da consentire un adeguata svalorizzazione di argomentazioni prive di evidenza scientifica su implausibili proprietà salutistiche di una qualunque bevanda alcolica, come ribadito dal Dossier Scientifico delle Linee Guida CREA. Il Libro Bianco riconoscere la necessità di potenziamento della funzione preventiva della Scuola e dei suoi attori naturali aumentando il livello di alfabetizzazione sanitaria (health literacy), sensibilizzando i giovani sui rischi per la salute del consumo di alcol all’interno delle più ampie strategie di prevenzione e promozione della salute promuovendo programmi preventivi orientati alle life skills.
Gli interventi da portare avanti in un’ottica di sanità pubblica devono essere di due tipi: (1) interventi a livello sociale quali ad esempio la riduzione della disponibilità di alcol, l’aumento delle sanzioni per gli esercenti che non rispettano l'età minima legale per la vendita e somministrazione di alcolici, interventi sull’etichettatura delle bevande alcoliche con messaggi dei rischi per la salute (2) interventi a livello individuale, finalizzati a rendere maggiormente consapevoli i giovani sui rischi per la salute e ad indurre nei giovani a resistere alle influenze e alle opportunità che li circondano.
Coordinatore Emanuele Scafato (contenuto in fase di realizzazione)
Componenti:
Antonio Affinita
Francesco Castiglione
Alfredo Cuffari
Claudia Gandin
Silvia Ghirini
Documentazione prodotta dalla Commissione e validata dal Consiglio Direttivo (contenuto in fase di realizzazione)
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